Si è tento a Roma, lo scorso 8 Aprile, il Consiglio generale di FIVA Confcommercio. Dopo aver proclamato lo stato di agitazione a Milano, nell’Assemblea generale del 25 febbraio, il Presidente Errico ha invitato alcuni dei rappresentati delle maggiori forze politiche a partecipare al Consiglio Generale per presentare le richieste di FIVA.
La priorità, oggi, è abrogare il comma 1181 e correggere i gravi danni compiuti con l’emendamento approvato nella legge di bilancio, l’obiettivo ridare certezza alle 190mila imprese del commercio su aree pubbliche e difendere la professionalità acquisita con l’anzianità di servizio, un criterio proposto dalla FIVA per garantire la riassegnazione dei posteggi e che oggi non conta più. Oggi per fare l’ambulante bisogna dimostrare che il reddito d’impresa sia quello prevalente, perché se in famiglia c’è qualcuno che guadagna di più il diritto di fare l’ambulante si perde.
Alla presenza del neo Assessore allo sviluppo economico della Regione Lombardia, Mattinzoli e degli Onorevoli De Toma (M5S), Petrazzini (F.I) e del Senatore Gasparri, il Presidente FIVA Giacomo Errico ha esordito dicendo: “ il DNA di Confcommercio non è quello di essere amici di Osteria con i Deputati e con i Senatori, il nostro DNA è quello di collaborare, dare supporto, spiegare le esigenze e cercare di trovare le soluzioni”.
La situazione di precarietà oggi non è dovuta solo all’inadeguatezza dei comuni di fare i bandi, la verità sulle proroghe è che, in molti comuni fino ad ora vi sono mercati non censiti, un dramma e una certezza, In altri che hanno avuto la capacità di mettere in atto i bandi, rispettando la normativa e la tempistica vedi:(Brescia e Bergamo e non solo), hanno già rilasciato senza problemi le concessioni con la durata dodicennale con la possibilità di rinnovo per altri 12 anni.
Sono dure le parole di Errico che chiede subito una nuova legge del commercio ambulante che sia leggibile da parte di tutti e soprattutto applicabile, ma è chiaro che non si può chiedere di avere un rinnovo tacito e non perché lo vieta la Bolkestein, ma perché, a vietarlo è la normativa italiana vigente in materia di contratti pubblici.
Oggi ci sono le condizioni per uscire dalla precarietà ed avere un titolo formale per sviluppare la nostra impresa e tornare ad investire sulle nostre aziende e crescere.
Anche il Presidente Delle Fontane, esprime tutto il suo sostegno alle parole del Presidente Errico e ribadisce quanto sia importante tutelare l’interesse di tutti e non per alimentare i personalismi ma per favorire quel ruolo sociologico che gli operatori del commercio su aree pubbliche svolgono. Bisogna essere uniti e comprendere che il vero pericolo è rappresentato, oggi, dal comma 1181 (si perdono i diritti di partecipare al bando per la l’assegnazione del posteggio se tra gennaio 2019 e dicembre 2020 non hai esercitato direttamente l’attività, quindi no subingressi e soprattutto se il reddito dell’impresa ambulante non è l’unica o prevalente fonte di reddito dell’intero nucleo familiare).
Conclude Delle Fontane, “chi ci accusa di aver voluto la Bolkestein per fare i bandi e intascare i soldi mente e sa di mentire, perché nel luglio 2009 chi ha chiesto di uscire veramente dalla Bolkestein è stata la FIVA e alla risposta negativa del Governo né ha preso atto pensando con priorità e concretezza ad introdurre una deroga per mettere in sicurezza i posteggi”.
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